Cittadinanza italiana e inerzia dell'amministrazione
Come è noto, il termine per la definizione del procedimento della concessione della cittadinanza italiana è di 48 mesi dalla data di presentazione della domanda per tutte le istanze presentate prima del 20 dicembre 2020.
Per le domande inoltrate dopo tale data, il termine per la definizione del procedimento è di 24 mesi prorogabile a 36 mesi così come previsto dall’art. 4, comma 5 del D.L. 21 ottobre 2020, convertito con modificazioni dalla legge 18 dicembre 2020, n. 173.
Scaduto tale termine il richiedente può proporre ricorso avverso il silenzio della Pubblica Amministrazione, affinché quest'ultima sia obbligata dal T.A.R. competente a concludere il procedimento entro un breve termine.
Si consiglia, prima di procedere con l’instaurazione del predetto giudizio, di sollicitare e diffidare l’amministrazione con l’emissione del provvedimento.
Soltanto in caso di inerzia e scaduti i termini entro cui la P.A. è obbligata ad emanare un provvedimento è consgliabile adire il Tribunale e agire con un ricorso avverso il silenzio.
Il ricorso ha il fine di ottenere che il Tribunale ordini alla Pubblica Amministrazione inadempiente di concludere il procedimento entro un breve e tassativo termine.
Ciò che nella prassi avviene, è che il Ministero dell'Interno, una volta ricevuto il ricorso, spontaneamente inserisce la pratica di cittadinanza dello straniero tra quelle prioritarie e la conclude a breve termine, proprio per evitare che l'Amministrazione dello Stato venga condannata ad adempiere dal Tribunale, con tutte le conseguenze del caso, anche relativamente al pagamento delle spese di lite.
Il ricorso al Tar contro il silenzio sulla domanda di cittadinanza si caratterizza quindi per il forte mezzo di pressione che esso esercita sulla Pubblica Amministrazione. Presentando ricorso al Tar, l'interessato ottiene il grande risultato di "scavalcare la fila" e vedere la sua pratica di cittadinanza inserita tra le pratiche prioritarie, ovvero da definire prima di ogni altra, proprio perché c'è un contenzioso in atto.
Avv. Fabrizio Bloise